la storia
Creare compilation era una attività che chiunque nato prima del 1985 (circa) ha compiuto più volte nella vita.
Negli anni ’80 ho appreso questa tecnica da mio padre. La domenica mattina mi svegliavo con il suono del giradischi, lui la domenica creava le compilation in cassetta da ascoltare in macchina.
Pensandoci bene questo metodo non è affatto semplice: serve sensibilità, doti creative e tecniche. In quegli anni bisognava:
- ascoltare il brano e aggiustare il livello di guadagno del volume
- trovare il solco giusto del disco
- mettere in pausa la cassetta
- togliere la pausa e andare in ‘rec’ e far partire subito il giradischi.
Ho iniziato a registrare cassette prima di imparare a leggere e scrivere, le compilation ho poi cominciato a registrarle per me stesso, per gli amici e le ragazze; sono passato dal vinile al cd, fino alle ultime compilation di mp3 nei CD-R.
Cosa è successo dopo? Penso che Youtube ci ha tolto la passione di condividere brani con gli altri, ci ha fatto diventare piccoli disc jockey solitari e poi, con l’avvento dei social, abbiamo cominciato ad invadere con i nostri gusti musicali Facebook.
il presente
Da qualche anno esiste Spotify e devo dire che lo utilizzo sia per me stesso, per chi voglio bene e per lavoro. Non ha il problema di qualità di Youtube, l’algoritmo di compressione che utilizza non è niente male.
Qualche giorno fa ho trovato una cassetta da 90 minuti, una cassetta nuova e ancora plastificata. Ho pensato di fare un insolito regalo alla mia ragazza registrandole una compilation in cassetta da ascoltare con il walkman. L’idea di utilizzare la cassetta potrebbe sembrare un po’ modaiola, per alcuni anche un po’ post-hipster, ma io non ho mai smesso di utilizzarle come per esempio in questo album del 2015 uscito per la Bunch Records o più di dieci anni fa con il mio caro amico Rinus van Alebeek, direttore artistico della Staalplaat’s Cassette Label.
Che approccio ho utilizzato per registrare una compilation in cassetta alle soglie del 2020?
Diciamo che ci ho pensato un po’, le idee sulla scelta dei brani mi sono risultate ancora abbastanza naturali come un tempo ed ho utilizzato Spotify per creare una playlist. Non avendo fisicamente CD e vinili da prendere in mano, sfogliare e odorare, ho avuto una sensazione di smarrimento legata alla gestualità della compilation, alla scelta accurata e lenta; mi sono imposto di utilizzare Spotify con la stessa datata procedura.
Ho cominciato a selezionare dagli album che ho salvato nell’ultimo anno per poi passare ai dischi più vecchi e alle playlist; ho scelto di utilizzare solamente brani che conosco, di cui mi ricordo il nome dell’artista e la melodia. La scelta ha escluso l’utilizzo di brani salvati e ascoltati pochi volte e io, che mangio abbastanza musica e ascolto le novità a prescindere, avrei potuto perdermi tra brani che non mi hanno dato niente o poco.
Il mio ascolto è stato attento, come negli anni ’90. Ogni brano ascoltato mi ha ricordato emozioni e momenti. Sono ritornato indietro di almeno vent’ anni e, pur non essendo assolutamente un nostalgico del si stava meglio prima, mi sono goduto questo momento. Mi sono goduto la scelta di ogni singolo brano per creare una compilation dedicata alla persona che amo.
l’ascolto compulsivo e disattento
Mi chiedo chi non ha mai vissuto questo approccio all’ascolto come si emoziona con la musica. Non credo sia solo un problema generazionale, perché anche miei coetanei utilizzano tutto il giorno auricolari che trasmettono musichette di facili ascolto, sottofondo ambientale a cui io preferisco i suoni e rumori della città.
Diciamo che alcuni miei coetanei li abbiamo persi, non riescono ad emozionarsi più con la musica (come con tante altre cose, perché pensano che solo prima dei trent’anni hanno provato le grandi emozioni della vita), vorrei però capire i giovanissimi come scelgono cosa ascoltare. Non lo so, pur avendo un figlio di 11 anni non sono riuscito ad entrare in questo mondo sicuramente a causa della mia età e del mio orecchio-gusto da professionista del settore.
conclusioni
Consiglio vivamente a tutti di provare a fare una compilation, sicuramente è terapeutico, rilassa e, soprattutto, richiede tempo; richiede del tempo reale, perché ascoltare attentamente è un impegno.
Adesso posso confessarvi che la compilation non l’ho potuta registrare in cassetta. Dopo aver preparato tutto mi sono accorto che l’unico walkman che ho non ha l’ingresso audio. Ho quindi dedicato una compilation in una cassetta virtuale alla mia innamorata che l’ ascolterà via Spotify ma con quella sensibilità quasi scomparsa di noi nati prima del 1985…ovviamente il link non è pubblico…