Antonio Mainenti: singer, musician, composer, F.O.H. man


antonio mainenti hand made instruments rumorcelloMusicattiva 2007 - Montecorvino Rovella (SA)

Antonio Mainenti percorre una cinquantina d'anni di musica d'autore in cinquanta minuti.

Grazie al Laboratorio Creattivo per avermi invitato a realizzare questo progetto e per la possibilità di poter usare il materiale

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montecorvino

il testo del progetto:

I ragazzi dell'associazione Laboratoriocreattivo mi hanno invitato come ricercatore esperto di canzoni d'autore. Diciamo che questa passione mi è nata molti anni fa, ero ancora alle scuole medie quando comprai l'album “le nuvole” di Fabrizio De Andrè e uno spartito con le canzoni di Francesco De Gregori; da quel momento ho iniziato ad appassionarmi di un certo tipo di canzoni, fino a cercare di capire quali fossero le naturali origini del fenomeno.

Nello stesso tempo avevo ancora in testa le melodie popolari della mia Sicilia che sin da bambino mi venivano cantate a ninna nanna....ecco, credo proprio che l'origine della canzone d'autore sia da ritrovare nella vasta tradizione di canzoni popolari che abbiamo in tutte le regioni d' Italia, canzoni che accompagnavano i vari momenti della giornata o che nascevano dall'esigenza di esprimere qualcosa: protesta per il lavoro che manca, nostalgia dell' amante lontana, dissenso verso una chiesa e un governo non rappresentativi. Melodie e parole che vanno rinnovandosi nei secoli, mettendo in luce le insofferenze di un dato momento storico.
Tutto questo fino alla seconda guerra mondiale, con l'avvento della modernità e la facilità della registrazione, subentrarono i vari festival dedicati alla musica "creata a tavolino": quella imposta dal mercato che pian piano creerà un gusto collettivo imposto dall'alto.

Il dopoguerra, appunto, è un periodo di grossi cambiamenti di costume, politici e di desideri per il futuro. Si inizia a sognare di possedere un' automobile, un televisore, il telefono in casa e la lavatrice, il desiderio del poter divenire un giorno dei ricchi è indistinto in tutti. Si cambia pian piano il modo di mangiare, arrivano dalla Germania i primi cibi confezionati perché in Italia l'industria alimentare è antiquata.

I film western con gli indiani o i film di Ben Hur, non si usano quasi più, arriva l'american life style, anche il realismo cinematografico mostrerà spesso degli stereotipi americani rivisitati all'italiana.

Nel 1956 in Ungheria la popolazione si ribella contro l'invasore sovietico, ci sarà una rivolta dove moriranno circa 2500 persone per mano dell' URSS che di certo non vuole perdere una delle sue colonie. All'interno del partito comunista italiano ci saranno un po' di novità: molti intellettuali, critici con l'intervento sovietico, si allontaneranno dal partito; il partito, a sua volta, prenderà una posizione negativa nei confronti dei rivoltosi ungheresi definendoli fascisti e provocatori.

Uno dei personaggi più di spicco che abbandonerà il PCI è Italo Calvino, lo stesso che sarà tra i primi collaboratori del collettivo “politico musicale” dei Cantacronache. Il collettivo Cantacronache nasce nel 1958, si dice che siano stati loro a dare vita alla canzone d'autore, che senza di essi non sarebbero nati artisti del calibro di De Andrè, Paoli, Pietrangeli, De Gregori e così via.

Parola d’ordine del gruppo “Evadere dall’evasione”, “dichiarare guerra alla luna e cantare gli sposi infelici” (vedi la “Canzone triste” di Calvino-Liberovici) ossia contrapporre una canzone in certo qual modo “neorealista” alla melensaggine da cartolina illustrata e all’artificiosità delle canzonette di moda. Il gruppo contribuirà a modificare il gusto popolare nobilitando il genere “canzone”, da sempre considerato un sottoprodotto culturale; le armi saranno in un certo senso le stesse della canzonetta d’evasione, linguaggio piano e accessibile, forme metriche tradizionali, una musica melodica ed immediatamente emotiva.

Il Cantacronache esce dalla fase progettuale il 1°maggio 1958 partecipando al corteo della CGIL con, tra l’altro, la canzone Dove vola l’avvoltoio? di Calvino-Liberovici.

CANZONI: dove vola l'avvoltoio, un paese vuol dire

I giovani compositori del gruppo sono: Fausto Amodei, Giorgio De Maria, Emilio Jona, Sergio Liberovici, Michele Luciano Straniero. Il successo dello spettacolo porta a repliche e a nuovi adepti al gruppo, fra gli altri gli scrittori: Franco Fortini, Italo Calvino, Franco Antonicelli, Direttamente o indirettamente, collaborarono anche la cantante Margot, Giorgio De Maria, Mario Pogliotti (CANZONE DI POGLIOTTI: La Ruota), Giovanni Arpino, Umberto Eco, Gianni Rodari, ma l’elenco continuerebbe ancora…

In questo periodo il canto di protesta è, a mio avviso, il più genuino.

Fausto Amodei, uno del collettivo, parla del gruppo così: i Cantacronache si proposero di scrivere canzoni, che fossero tali e non ballate o sinfonie, canzoni da cantarsi e fischiettarsi che però avessero un testo dignitoso ed una musica che non fosse solo “orecchiata”. Si voleva fare una canzone popolare, di qualità, ma non “snob”, che potesse essere compresa da tutti. Il nome scelto per il progetto era allusivo ai contenuti: “Il Cantacronache”. Il nemico da battere era l’evasività della canzone di consumo, una canzone priva di riferimenti con i fatti che avvenivano, con le idee che circolavano... Lo scopo era fare una canzone legata non tanto ai fatti di cronaca in sé, ma che guardasse alla realtà, non ai sogni.

Il 1958 è anche l'anno di Domenico Modugno che vince Sanremo e, successivamente, conquista il mondo con “nel blu dipinto di blu”. Modugno stesso è considerato un innovatore, un incosciente che insieme al suo compagno di viaggio Riccardo Pazzaglia, scrittore Napoletano di molti suoi testi, osa sfidare l'Italianità di Claudio Villa e delle canzonette d'amore.

CANZONE DI MODUGNO: vecchio frak

negli anni '60, la musica d'autore splende di vita propria, sicuramente grazie agli insegnamenti dei pionieri Cantacronache da una parte e Modugno dall'altra.

Dei riferimenti stranieri sono gli chansonier Francesi come Brassens e Ferrè.

In tutto il mondo si sente l'esigenza di trattare fatti reali e scrivere di vita quotidiana: abbiamo phil ochs, tom paxton, buffy saint-marie, dylan e baez negli usa, victor jara (EL MARTILLO)e violeta parra in cile,Alfredo Zitarrosa in Uruguay, il movimento tropicalista di Veloso e Gil in brasile e paco ibanez in spagna.

Appunto in Italia,dai primi anni sessanta in poi nasceranno artisticamente i cantautori più famosi del secolo scorso: Paolo Pietrangeli, il militante che ha scritto Contessa, Giovanna Marini, De Gregori, e poi quelli che più preferisco di cui vi farò ascoltare una canzone:

Tenco – ballata del marinaio

Endrigo – canzone per te

De Andrè – verranno a chiederti del nostro amore

a mio avviso, nella generazione sessantottina in italia, c'è stato qualche problema con la canzone d'autore, nel senso che per un decennio non è stata più libera. Divenne per molti un potenziale mezzo rivoluzionario con uno stile ben definito, magari approvato dal partito o da un gruppo di intellettuali che nel campo artistico e culturale, dettavano le regole sui gusti e su ciò che era giusto ascoltare, guardare, dire, leggere (ben diverso dallo spirito genuino del Maggio del '68 Francese o di quello di alcuni movimenti).
Chi non schierato all'interno del partito comunista, veniva non considerato artisticamente o culturalmente, ma eventualmente etichettato come di serie “B”. Più avanti ricorderò dei cantautori non schierati ma sicuramente con le idee molto chiare...

La fine degli anni '60 è anche il periodo del cosiddetto folk revival, molti artisti ricercavano brani della tradizione regionale italiana che stava per scomparire o scrivevano nel proprio dialetto: ricordo Caterina Bueno (scomparsa il mese scorso) in Toscana, Otello Profazio un Calabrese prestato alle poesie del Poeta di Bagheria Ignazio Buttitta, Matteo Salvatore di estrazione sottoproletaria, analfabeta e romantico ma realista scrittore di testi indimenticabili in dialetto di Apricena nel Foggiano.....va bè, vi faccio ascoltare lu bene mio di Salvatore....

vorrei ricordare anche artisti del nord italia come Ivan della Mea, il quale ha scritto parecchie canzoni in dialetto milanese come questa: EL ME GATT

un cantautore, un poeta “particolare” di questo periodo è indubbiamente Piero Ciampi, il Livornese, non etichettato, indefinibile ubriacone inquieto. Piero Ciampi buttava giù spesse volte i suoi testi direttamente in sala di incisione per registrare i dischi; in vita non ebbe molti riconoscimenti se non quelli dei suoi colleghi artisti (come Gino Paoli) che carpirono e apprezzarono il suo talento.

Piero Ciampi era molto simile a Rino Gaetano, anche lui della tribù dei non schierati e non identificati, gente così libera in un periodo dove si poteva sognare solamente tutti insieme e non da soli.

A mio avviso, Rino Gaetano assimilò (magari inconsapevolmente), il pensiero delle generazioni precedenti, portò una reale innovazione comunicativa: come Piero Ciampi un individuo che esce dal branco, un anarchico d'istinto, non ideologizzato; un unico, un personaggio nudo che non ha bisogno di una bandiera di partito per coprire le proprie vergogne.
ovviamente verrà sottovalutato, è successo a tutti quelli che "ci mettono la faccia". si diceva che ornette coleman, l'inventore del free jazz non sapesse suonare il sax.: la storia è vecchia.

FINALE, Piero Ciampi: Il Merlo

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